24 ottobre 2012

DUE PAROLE SU STA ROTTURA DEL NON ESSERE "CHOOSY"

Mi sembra giusto parlarne.
La Fornero ha esternato. Ancora.
Ora, io da "giovane vittima della crisi" mi posso lamentare relativamente perchè un lavoro, anche se poco pagato ce l'ho. Anche se la mia fine sarà vendere ghiccio agli eschimesi con l'inferno dantesco della partita Iva, anche se il mio stipendio mensile è pari a 1/3 di uno stipendio normale di una persona che come me lavora 8 ore. Esclusa la malattia, le ferie, le aspettative e i contributi. Ecco, io in tutto ciò, un lavoro ce l'ho. E mi devo reputare fortunata a lavorare minimo 8 ore tutti i giorni, senza straordinario nè tutto quello che ci si aspetterebbe. Ma ce l'ho e me lo tengo stretto. Anche se è un lavoro che mi fa schifo e non centra niente, ma niente, col percorso di studi che ho fatto. Ce l'ho e me lo tengo.
Poi arriva la Fornero che dice che i laureati devono adattarsi, essere "choosy". A parte la noia dei giochetti di parole con "choosy" che mi stanno facendo le balle a pezzetti microscopici quasi quanto il famoso "è colpa di Pisapia" (che forse io ho sentito ancora di più perchè all'epoca lavoravo a Milano), io mi sento di fare un paio di ragionamenti su questa esternazione e NO, non tutti saranno a sfavore della Fornero.

1) Molti urlano allo scandalo perchè una che ci governa senza essere eletta dal popolo si è permessa di darci degli "schizzinosi". In effetti quelli che erano al governo prima eletti (non da me) dal popolo lavoravano meglio. Sì, certo. Poi io sono la regina Elisabetta. Infatti Berlusconi che a promesso non so quanti milioni di posti di lavoro diceva la verità, eh. Certo. E l'italiano medio che beve tutto, basta che Belen si scosci un po': poco importa se i posti di lavoro millantati provenissero dai posti vacanti della gente andata in pensione, eh. Poco importa. Basta fare notizia con questi nuovi lavori pronti per tutti.

2) Siamo schizzinosi. Poche palle, è verissimo. Che poi, nei dati di fatto, lo siamo meno è un altro discorso. Ma anch'io, che durante l'università ho sempre lavorato (e la cosa non è da tutti, ci tengo a sottolinearlo) come cassiera, il primo anno dopo la laurea cercavo solo lavori affini al mio campo di studio. Credo sia normale: uno si spacca la testa (non la schiena, occhio, chè quella se la spaccava mio babbo quando a 16 anni lavorava in fabbrica) per degli anni e non vuole finire a fare una cosa diversa. Credo sia logico. Poi subentrano altre cose: il denaro che manca, la famiglia che sì, mantiene, ma cazzo, si hanno quasi 30 anni, bisogna andare a chiedere alla mamma ancora i 10 euro per la benzina?!?! Poi subentra quella cosa che si definisce FARE DI NECESSITA' VIRTU'. Che purtroppo è completamente diverso da quello che ci/mi hanno sempre detto: "impegno e tutto viene a risultato". L'impegno c'è, c'è stato (e forse adesso qualche frutto lo vedo, anche se non si sa mai), ma le cose non stanno così. Io mi devo adattare a fare un lavoro che non mi piace, che mi porta via energie, tempo e denaro (la benzina che uso per venire al lavoro devo usarla per forza), ma nonostante ciò non ho un ritorno economico tale che mi possa permettere di dire che mi mantengo. Il pensiero non c'è neanche.

3) La Fornero ha ragione. Oggi non tutti ragionano come me, molti stanno lì e aspettano che il lavoro per cui hanno studiato arrivi. Non è così, ma zero proprio. Non arriva il lavoro di merda, figuriamoci quello per cui si hanno buttato anni. Il problema è anche un cambio di prospettiva ma da entrambi i lati della medaglia, cioè lavoratore e datore di lavoro. Io ho mandato non so quanti cv per commessa, cassiera, receptionist, segretaria generale, tutti lavori per cui anche un disadattato sociale sarebbe andato bene. Le risposte, se arrivavano, erano "No, guardi lei è troppo qualificata, ha due lauree, poi se trova altro va via e noi la formiamo per nulla". A parte che devo ancora capire cosa c'è da formare per diventare cassiera (per esperienza ci vogliono circa 10/15 minuti per capire il funzionamento di una cassa e essere autonomi, eh) o receptionist (tempo di insegnamento: 5 minuti, testato da me medesima), ma le cose stanno così. Io posso non essere schizzinosa finchè voglio che se dall'altra parte mi trovo dei datori di lavoro così, sto fresca. All'ultimo, ennesimo colloquio, ho sbottato all'ennesimo datore di lavoro che mi diceva "Eh, ma lei è laureata, è troppo qualificata per fare la receptionist", ho risposto con un piccato "Sì, ho capito ma anch'io devo mangiare e vivere. La laurea non è commestibile, ancora". Inutile dire l'esito del colloquio.

4) Il 99% dei giovani (che brutta parola) se ne fotte. E è vero, perchè tanto hanno i genitori dietro che parano il culo, pagano le bollette e lavano e li cibano, o c munque hanno qualcuno dietro che li mantiene. Non sarà sempre così, e anche avere un minimo di rimborso (perchè il rimborso, per quanto minimo, ci DEVE essere, perchè la beneficenza qui non si fa) da quella sorta di indipendenza di cui uno ha bisogno. Capirai, a 28 anni andare a chiedere alla mamma i soldi per una pizza o un cinema. Ma prego? E l'orgoglio personale, dov'è? Io quando ero in bolletta 6 mesi fa non sono uscita per delle settimane, ma di sicuro non andavo a chiedere soldi a mia mamma per "l'ape in centro". Anch'io ho i miei dietro, e meno male perchè se no con lo stipendio che ho, sarei già sotto un ponte, ma almeno se voglio farmi una pizza posso senza chiedere l'elemosina. E soprattutto, mia mamma quando dopo 3 mesi che non battevo chiodo nel mio ambito, mi ha detto "Capisco che tu abbia studiato, ma prova a cercare altro, poi fai sempre in tempo a lasciare". Non che non ci avessi già pensato, ma alcune persone se lo devono far dire. E se uno è laureato, dovrebbe arrivarci da solo a certi ragionamenti.

Detto questo, per me la Fornero ha sbagliato perchè non potendo citare tutti i laureati/giovani uno per uno ha fatto di tutto l'erba un fascio. Anche perchè io non mi sento choosy, ho fatto la cassiera e se potessi tornerei a farla ancora, visto che pagherebbero più di quello dove sono ora; sto facendo robe che riguardano l'economia e il commerciale, roba che ho tutta imparato qui. Certo la paga è una miseria. Ma bisogna piegarsi ogni tanto e non sempre e necessariamente la si prende nel culo. Negli ultimi giorni ne ho avuto la prova. Si fatica e tanto, ma ogni tanto delle microscopiche soddisfazioni si prendono. Sono piccole, ma visto che bisogna accontentarsi, va bene così.

E domenica vado a festeggiare queste micro-soddisfazioni a suon di torta fritta e chizze alla fiera di Montecchio.
Toh.

6 ottobre 2012

FARE IL PUNTO

Stamattina ho fatto l'ennesimo colloquio.
Mi chiamano e mi dicono "Abbiamo ricevuto il tuo cv per il posto da commessa. Volevo chiederti anche un'altra cosa"
Rispondo che va bene, "vengo lì all'orario che volete e poi ne discutiamo".

Vado.
Entro nel negozio. Il capo mi saluta, si presenta e esordisce così "Guarda, io ti ho fatto venire qui per un motivo ben preciso, non per il posto da commessa"
"In che senso?"
"Beh, che io non voglio laureati nel mio negozio. Ho avuto una brutta esperienza"
"Ah, mi scusi, ma allora perchè mi ha chiamato?"
"Io ho un sito e ho visto che tu come studi hai fatto giornalismo. E' un sito per mamme, quindi ho bisogno di qualcuno che lo aggiorni".
"Ah"
"Sarebbe un impegno di qualche ora al giorno, giusto per tenerlo aggiornato"
"Ok"
"Ti pagherei, però, ovvio"
"Mmmmh..."
"In nero, poi magari tra un annetto ti assumo come mia segretaria occupandoti però del sito"
"Ah"
"Che ne dici?"
"Ci devo pensare"

Ora.
Io devo fare mente locale, ma devo capire.
Le cose sono due:
a) o mollo quello che ho adesso,che mi fa schifo, prendendo pochissimo, ma almeno i contributi, per quanto pochi, vanno su, e fare questo, senza avere nessuna certezza;
b) tenere il mio orrendo lavoro in assicurazione e farmi le mie due lire di provvigioni quando capita, con la certezza che però posso rimanere lì.

Io devo ancora capire, però, cosa spinge certa gente a proporre certe cose. Senza sentirsi dei vermi, poi. Quando lo capirò, poi, forse, potrò anche affrontare la mia situazione lavorativa con più serenità. Fino ad allora, serena non la sarò per nulla.

Poi ci pernserò, ma per ora una risposta da dare al tizio già ce l'ho.