16 dicembre 2011

IL BUDGET HA ROTTO LE BALLE

Eccoci qua.
Tra 15 giorni finisce l’anno e io sono nuovamente disoccupata.
“Questioni di budget”
Daje. Almeno cambiasse la canzone. Sto budget ha un po’ rotto le balle. Manca sempre, ho notato. Poi c’è da fare delle boiate e sto budget ricompare. Ma va a cagher.
Quest’anno ho cambiato lavoro due volte. Il primo lavoro meglio dimenticarselo. Una parentesi di 5-6 mesi in cui l’alienazione, lo schifo, un mal di stomaco lancinante, un magone perpetuo e la depressione si erano impossessati di me. C’è voluto un colloquio di dieci minuti con la ex capa per rendermi conto che il mio lavoro non sarà mai quello, che la mia città non era e non sarà mai più Milano e che piuttosto che avere ancora a che fare con persone di quel genere mi faccio asportare tutti gli organi. Senza anestesia. E per inciso, con voi (tranne che per 2 o 3 persone) non sarei andata a prendere neanche un caffè al bar. Sappiatelo.
Il secondo lavoro è arrivato dopo due mesi di, nell’ordine, felicità per essere tornata al buco di Emilia natio, cazzeggio improponibile anche per me, ansia (anzi, anZia, con la zeta, perché “tenevo i penzieri”), ascolti smodati di Battisti, giri in bici alle undici del mattino rischiando la sincope per il caldo, nervoso potentissimo, depressione e scazzo più totale.

Passerò tutta l’estate qui, compresi i lunedì” Vasco, tu mi capisci, ma io non ho un ragazzo che al tempo mi lasciò una valigia piena di auguri perché mi si spezzasse il collo entro lunedì. In compenso stavo a Parma e per darmi la botta di vita, sono andata con la Giulia a Gabicce nella discoteca più orrida/tamarra/figa del mondo a vedere quel nano (tremendamente arrapante) di Bob Sinclair. E qui ho avuto il piacere di essere abbordata dal maschio meno fantasioso che il globo terracqueo abbia mai partorito. Della serie, tutti appiccicati, temperatura minima 40 gradi (io con una mini e un top senza maniche sudavo come mai nella mia povera esistenza), il pischello si siede vicino a me e fa “Fa caldo, eh?” L’ho guardato e poi ho detto “Scusa, vado in bagno”.
Poi da settembre contratto di due mesi. Machedavero?!?! La legge permette che ci siano sti contratti? Poi finito quello, non rinnovato (“Manca il budget”), ho ripreso sempre nello stesso posto, ma questa volta con un bellerrimo contratto di, udite udite, un mese e mezzo. Hahahahahah. Grazie legge Biagi. Ma a discolpa di tutto, devo dire che son stati 3 mesi belli, ho instaurato un bel rapporto con i (futuri ex) colleghi e al mattino per lo meno non vomitavo l’anima al pensiero di andare in ufficio come a Milano.
Comunque, oggi i boss hanno detto a me e agli altri interinali che non ci terranno. Un bel dieci persone smollate a casa. Uno schifo. La voglia di lavorare e impegnarsi al momento è pari a zero.
E questo mi porta all’anno scorso: anno domini 2010, penso l’anno più di merda che la mia esistenza ricorderà. Un insieme di tristezze, persone che deludono, schifo generico, persone che non ci sono più e casini vari.
Le uniche due cose belle sono state la laurea e la 4 giorni a Berlino con la Soeur. Un bel 5 giorni su 365. Non è una gran media. Senza contare il 22 dicembre 2011. Una giornata che passerà agli annali come giornata più di merda EVER. Il 21 avevo tutto (o quasi), il 22 alle 3 di notte, avevo meno, il 22 alle 10 non avevo più niente. Ho passato le giornate di vacanza a piangere tutte (tzè, la mia è una riserva illimitata) le mie lacrime.
Per il 2011, facendo due rapidi conti, credo sia andato meglio, anche se il lavoro non c’è, tanto come l’anno scorso e la gente è sempre deludente, e spesso lo è ai massimi livelli.
Facendo un rapido bilancio del 2011, posso affermare con assoluta certezza che:

·         Ho mangiato per la prima volta a un giapponese e mi è piaciuto (anche se le gelatine al thè verde sono la roba più gommosa/immangiabile/da anziano che esista);

·         Sono diventata ancora più scazzata, ma nel senso che mi faccio meno seghe mentali di prima. Se una cosa deve andare male, andrà male anche se ci vado piano o ci penso su mille volte. Ergo, faccio quel che mi va, senza pensare troppo al dopo. E se andrà bene, meglio. Se andrà male, pazienza, non sarà certo perché mi son fatta meno seghe mentali. Specialmente se mi faccio le MIE di seghe mentali. Che sono notoriamente prive di fondamento e altamente inutili.

·         Sono diventata più stronza di prima. E per questo devo “ringraziare” la sei mesi milanese. In sei mesi ho imparato a fottermene di tutto e tutti e a pensare a me e vaffangulo il mondo e chi lo abita. Ho imparato a rispondere e a essere stronza e cattiva se la situazione lo richiede. Ho imparato a fottermene di tutto e a pensare al mio orticello di un metro quadro.   (Grazie, eh, anche per questo. Chemmerda.)

·         Ho scoperto di apprezzare Battisti, specialmente per quelle 3 o 4 canzoni che se le ascolto mi fan passare da euforia da droga stupefacente a baratri di depressione profondissima. E rispondere stizzita a mia madre che mi dice “Eh adesso ascolti Battisti, sei impazzita?” e io“Infatti non mi piace e è stonato, ma “Un’avventura” è poesia pura”. Cioè,quando ho sentito la frase “Tu sei mia, fino a quando gli occhi miei avran luceper guardare gli occhi tuoi”, ecco io lì crollo. E piango. Oh, se piango. E poi spengo lo stereo perché è un crollo psicologico tutte le volte.

·         Non sono assolutamente in grado di apprezzare quel che mi succede. E la finisco qui.

·         Inizio a rispondere a chiunque mi rompa il cazzo di potenza. Il capo mi dice delle stronzate? Gli rispondo (ehm, forse allora il budget non centra molto….ehmmm). Gli amici dicono delle stronzate sovrumane? Si dice con garbo “Uè, stai dicendo una cazzata , riprenditi” scatenando l’inferno. Cazziare le persone è stato un mio passatempo e sinceramente dà parecchia soddisfazione. Dici cazzate? Ti meriti la battuta o la picconata. E best regards.

·         Ho imparato che certe volte basta niente e le persone ti vedono sotto altri occhi. E io vedo sotto altri occhi (e spesso i miei occhi vedono negativo) loro.


Insomma sono diventata ancora più befana di prima
Bello.
Ciao, nè.

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